Tutte le donne che non si sentano sicure e vogliano procedere all'espianto delle protesi al seno Pip, devono poterlo fare, a carico del Servizio sanitario nazionale, anche dove non vi fosse una esplicita prescrizione medica. È questo l'orientamento che emerge da un'ordinanza del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato dal ministero della Salute contro il Codacons. Tornano così alla ribalta le protesi mammarie di produzione francese e importate in Italia, più volte finite nell'occhio del ciclone perché‚ accusate di essere dannose e di provocare infiammazioni sono diventate per questo oggetto di inchieste e di richieste di risarcimento danni.
Un capitolo di questa storia lo ha aperto il Codacons, quando si è rivolto al Tar del Lazio contro un provvedimento emanato dal ministero della Salute che, tra le altre cose, fissava dei «limiti» all'espianto e al reimpianto delle protesi non idonee, prevedendo l'espianto a carico del Sistema Sanitario Nazionale solo in presenza di danni fisici o di precisa indicazione medica. La richiesta avanzata nei mesi scorsi dall'associazione dei consumatori era, in sostanza, una revisione dell'ordinanza ministeriale. Richiesta che il 30 aprile il Tar ha accolto, invitando il ministero a modificare entro 20 giorni il provvedimento e a valutare, in particolare, la possibilità di estendere i principi stabiliti dal Servizio sanitario nazionale alle donne che lo richiedano. Ma il ministero ha fatto appello e ha impugnato questa decisione di fronte al Consiglio di Stato. Ora, con un'ordinanza datata 1 settembre, i giudici della Terza Sezione del Consiglio di Stato hanno ribadito la linea già tracciata dal Tar e, fissando per il prossimo 18 dicembre la trattazione nel merito del ricorso, sottolineano che non si «ravvisano ragioni» per modificare la decisione del Tar, come chiedeva il ministero. Dunque, per ora viene confermato il pronunciamento del Tar, che «pone a carico delle Amministrazioni attuali appellanti (cioè il ministero, ndr) il solo riesame del provvedimento impugnato, con eventuale formazione di liste d'attesa "in coda" alle preesistenti».
Cioè, resta valida l'istanza al ministero perché‚ modifichi il proprio testo e faccia si che tutte le donne che lo richiedano, indipendentemente da una prescrizione medica, possano mettersi in lista d'attesa per avere l'espianto a carico del Servizio Nazionale. Soddisfatto il Codacons. «Anche la sola paura di possibili effetti negativi per la salute - osserva il presidente Carlo Rienzi - è motivo sufficiente per ottenere l'espianto delle protesi Pip e il reimpianto di altre protesi a carico del Ssn».
5 settembre 2012