Industrie autosufficienti dal punto di vista energetico e monitoraggio dei consumi nelle case. Potrebbero essere dei tasselli ideali da inserire nel più ampio puzzle di una smart grid di grandi dimensioni. Piccoli nodi all’interno di una rete elettrica efficiente di prossima generazione. Al momento, quando si produce energia elettrica da fonti rinnovabili, questa viene sfruttata dal produttore e il surplus viene immesso nella rete. Un nuovo progetto sviluppato per un contesto industriale, ma replicabile anche in città all’interno di quartieri, si è posto l’obiettivo di sfruttare l’energia il più possibile in loco. Inoltre, lo scopo di Building energy ecosystem (Bee-Costruire ecosistemi energetici) è utilizzare in maniera congiunta diverse sorgenti rinnovabili, nel caso specifico l’energia derivante dalla biomassa e dal fotovoltaico. La sperimentazione è partita nell’agosto dell’anno scorso e terminerà alla fine del 2012. Questa sfida tecnologica è finanziata nell'ambito dei poli dell’innovazione della Regione Piemonte con cinque partner.
L’installazione vera e propria verrà effettuata nel mese di settembre nell’Agrindustria di Cuneo. L’azienda ricava prodotti da scarti di origine vegetale: si producono mangimi, basi per cosmetici, lettiere per gatti. I sensori saranno applicati a macchinari che lavorano i tutoli di mais.
Come sfruttare al meglio l’energia prodotta? Il dipartimento energetico Tebe del Politecnico di Torino ha sviluppato algoritmi specifici: i macchinari funzioneranno a massimo regime quando le fonti energetiche forniranno più energia mentre, quando ce ne sarà una minore disponibilità ridurranno la potenza. L’energia prodotta, dunque, orienterà lo svolgimento delle lavorazioni in modo da essere sfruttata il più possibile in loco. Quale collo di bottiglia è stato superato? Paolo Mollo responsabile tecnico del progetto Bee per la Csp spiega: «La creazione di un sistema in grado di misurare sia i consumi dei macchinari che i sistemi di produzione dell’energia elettrica facendo interagire diversi protocolli di comunicazione. In più, abbiamo studiato soluzioni wireless in grado di coprire grandi aree facendo fronte ai disturbi elettromagnetici dovuti nei capannoni alla presenza dei macchinari e nelle zone aperte all’estensione stessa dell’area da coprire».
Ma come dovrebbe essere la casa di domani per essere confortevole e al tempo stesso sostenibile? Una soluzione di domotica sostenibile arriva dal progetto Daemon. Niente paura, però, il demone, in informatica, è solo un software eseguito senza il controllo diretto dell’utente. Il progetto, partito due anni fa, è realizzato dalla Csp con due imprese, la Amet e la Monet, e con il Dipartimento di energetica del Politecnico di Torino. Sergio Duretti, direttore di Csp spiega: «L’obiettivo è realizzare una scatola intelligente della dimensione di uno smartphone: un cervello di controllo munito di sensori che rilevano temperatura, umidità e luminosità e anidride carbonica all'interno di un ambiente. Inoltre, questo piccolo cervello trasmette le informazioni in modo automatico ad attuatori che regolano questi parametri in ragione di una configurazione ideale preimpostata». Sebbene siano stati applicati parametri riconosciuti come ideali, l’utente ha la possibilità di modificarli in base alle proprie preferenze. Un esempio pratico sono le tende automatizzate: se il «cervello» individua una luminosità eccessiva, provvederà a ridurla abbassando le tende. Se la temperatura si alza, verrà abbassata e, ben prima di cominciare a battere i denti, se i gradi si abbassano troppo verranno riportati al livello ideale senza muovere un dito.
In più, questo sistema fornisce all'utente i dati necessari perché sia consapevole dell'incidenza sui consumi delle proprie scelte. Per esempio, viene informato a quale costo energetico ed economico corrisponde il desiderio di una certa temperatura ambientale. Ciò dovrebbe aumentare la consapevolezza delle conseguenze ambientali ed economiche delle proprie scelte.
3 settembre 2012