I cittadini dei Paesi occidentali finiranno per rivoltarsi contro la «dittatura di fatto» dei mercati finanziari. Soprattutto dopo la crisi dell’Eurozona, che ha fatto comprendere a tutti quando potere sia nelle mani di banche e fondi d’investimento. A dichiararlo è stato ieri il presidente dell’Autorità francese deputata al controllo dei mercati finanziari (AMF), Jean-Pierre Jouyet, non nuovo ad attacchi “frontali” nei confronti dell’attuale sistema.
In un’intervista concessa al Journal du Dimanche, il dirigente ha spiegato che i mercati hanno dimostrato di esercitare «pressioni sul normale gioco democratico», contribuendo in modo decisivo a «causare la caduta di tre governi in Europa». Il riferimento è, ovviamente, alle dimissioni del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi; a quelle rassegnate pochi giorni prima dal premier greco Georges Papandreou e al passo indietro dell’irlandese Brian Cowen (dello scorso mese di febbraio). In tutti i casi a fornire un’importante “spallata” sono stati proprio i terremoti finanziari, uniti alle non indifferenti concause interne: «Lo spread sui titoli di Stato è stato di fatto un voto dato dai mercati», ha aggiunto.
Uno strapotere, quello della finanza, che è spalleggiato in molti casi dalle agenzie di rating: per quelle aziende «il debito sovrano è diventato un motivo di notorietà», ha tuonato Jouyet. Non a caso, giovedì scorso l’AMF ha annunciato di aver aperto un’inchiesta sugli “errori” di valutazione commessi negli anni scorsi da Standard & Poor’s.
15 Novembre 2011