"Non esiste vuoto normativo sull'eterologa, la sentenza della Consulta è immediatamente applicabile" e i centri italiani possono subito riprendere le tecniche di fecondazione con donazione di gameti.
Lo afferma il Manifesto di giuristi, lanciato in rete e che si può firmare sul sito dell'associazione Coscioni che lo ha promosso. Elaborato dal presidente Filomena Gallo e dal giurista Stefano Rodotà, è stato sottoscritto da decine di uomini di legge, docenti di biodiritto come Gianni Baldini e tra gli altri Andrea Pugiotto, Ordinario di Diritto costituzionale, e Paolo Veronesi, Professore associato di Diritto Costituzionale. Nell'appello si accusano il ministero della Salute e "alcune lobby culturali del Paese" di tentare "con ingiustificati deterrenti di ritardare l'applicazione del dispositivo costituzionale".
Nel manifesto i giuristi rispondono a tre quesiti fondamentali, ovvero perché il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale, perché la sentenza non crea vuoto normativo ed infine perché, nonostante la sentenza, permangono le tutele dei donatori, delle coppie riceventi e dei nati.
Gli esperti di diritto dicono e ripetono che non c'è nessun impedimento per non rispettare pienamente quanto sancito dalla sentenza della Consulta. E che quindi non occorre nessun intervento governativo o parlamentare per attuarla o colmare un qualche ipotetico vuoto normativo. Anzi, insistono sul fatto che ogni ritardo rispetto alla ripresa dell'attuazione della tecnica eterologa sarebbe solo pretestuoso.
25 luglio 2014