Lo hanno cercato per secoli, il tesoro di San Mamiliano. Con ostinazione, pericolosamente, sfidando tempeste e pirati che, al tempo, terrorizzavano anche le coste e le isole del Tirreno. Alexandre Dumas, studiando antichi documenti e raccogliendo leggende e favole di corsari e masnadieri, ne fu rapito e lo trasformò nel leggendario tesoro del Conte nascosto sull'Isola di Montecristo.
Quell'oro esisteva davvero, probabilmente, ma veniva cercato nel luogo sbagliato: non era nell'isola più misteriosa e proibita dell'arcipelago toscano, Montecristo appunto, bensì nel borgo etrusco e medievale di Sovana di Sorano, in provincia di Grosseto.
Qui, gli storici e gli archeologi della Sovrintendenze di Siena e della Toscana, lo hanno recuperato nel 2004 sotto l'altare della chiesa di San Mamiliano.
Sono 498 monete d'oro coniate sotto l'imperatore Leone I, al potere tra il 457 e il 474 dopo Cristo, seguite da quelle coniate sotto l'imperatore Antemio che regnò tra il 467 e il 472 (sempre dopo Cristo).
E' di particolare rilevanza per la quantità dei pezzi rinvenuti e il numero degli imperatori rappresentati.
«Un tesoro costituito esclusivamente da una moneta chiamata solido - spiegano gli archeologi della Sovrintendenza - introdotta in sostituzione dell' aureo con la riforma monetaria di Costantino I nel 324, rimanendo in uso in tutto l'Impero Bizantino fino al X secolo, con un valore di 1/72 di libbra romana (4,5 grammi circa)».
Il tesoro, considerato tra le scoperte numismatiche più interessanti degli ultimi decenni, sarà il protagonista del museo ad esso dedicato che sarà inaugurato a Sovana il 30 luglio e, quel giorno, per la prima volta tutti potranno vedere da vicino queste monete straordinariamente conservate.
23 luglio 2012