Per dissetare gli astronauti della Stazione spaziale internazionale (Iss) è già in cammino una nuova spedizione di acqua... torinese.
Dal 2008 spettano infatti alla Smat (Società metropolitana acque Torino) l'onore e l'onere di approvvigionare la stazione orbitante di acque talmente «perfette» da costare, trasporto incluso, fino a 20 mila euro al litro. La selezione del fornitore, effettuata da Thales Alenia Space, l'agenzia specializzata nei trasporti orbitali, ha seguito procedure rigorose. «È stato valutato ogni elemento di merito», racconta Paolo Romano, ingegnere e amministratore delegato di Smat, «dalla certificazione di ogni singolo laboratorio all'esperienza ventennale nel settore. Oltre alla capacità di soddisfare due diverse esigenze».
«Gli americani chiedevano per i loro astronauti acque leggere, poco mineralizzate e trattate con sali di iodio», spiega Romano.
«I russi preferivano acque più pesanti, cioè più consistenti in termini di presenza di minerali, trattate con sali d'argento. E tutti avevano bisogno di un'acqua molto stabile, capace di mantenere le proprie caratteristiche per mesi in assenza di gravità».
In un ambiente costretto come quello della Iss, che attualmente ospita sei cosmonauti, un'acqua stabile agisce come sistema difensivo, contenendo le aggressioni batteriologiche.
«Per gli americani», prosegue Romano, «abbiamo scelto l'acqua del Pian della Mussa, raccolta dalla centrale di Venaria, che scende dalle valli di Lanzo, ed è quindi un'acqua montana molto leggera. Quella dei russi proviene invece da pozzi situati nella regione di Collegno per il loro contenuto minerale naturale. Una campionatura di queste acque è stata inviata alla Nasa, che dopo aver effettuato controlli approfonditi ha approvato la nostra scelta. C'è però un'altra cosa da sottolineare, e cioè il fatto che se si escludono i trattamenti particolari, l'acqua che va in orbita è la stessa che i torinesi bevono dal rubinetto».
Una commessa da favola? «No, macché. I 20 mila euro al litro comprendono tutta una serie di passaggi – l'approvvigionamento, il propellente, la navicella – che giustificano questo prezzo. Che è praticamente lo stesso di un chilo di qualsiasi altra cosa spedita sulla stazione», aggiunge il dirigente Smat. «Noi ovviamente rientriamo delle spese, ma i nostri sono utili soprattutto di immagine: con la spedizione di acqua nello spazio, una realtà italiana viene identificata come eccellenza a livello mondiale». Il prossimo carico, di circa 400 litri, è attualmente per strada. Prodotta in tre settimane di lavoro, l'acqua di volo è stata immessa in tre speciali taniche d'acciaio, consegnate ai vettori lo scorso 27 di settembre. Dal porto di Rotterdam il carico, imbarcato su una nave, verrà spedito fino a Kourou, in Guyana francese, dove terminerà il proprio viaggio terrestre. Da lì, dove si trova il centro di lancio europeo di missili spaziali, salirà a bordo del razzo Ariane con il quale il 14 novembre partirà con destinazione la stazione orbitante.
26 Ottobre 2011