In questi giorni risultano in partenza i controlli fiscali relativi al tanto temuto «redditometro». Il meccanismo prevede un confronto in due parti con il contribuente. La fase uno è quando si viene invitati a comparire presso gli uffici dell'Agenzia delle Entrate, con lo scopo di giustificare le eventuali incongruenze tra le spese emergenti dalle banche dati dell'Anagrafe tributaria e il reddito dichiarato. Se il contribuente non fornisce chiarimenti, oppure questi vengono contestati dal funzionario, viene notificato l'invito al contraddittorio finalizzato ad una soluzione stragiudiziale della controversia. Nei successivi incontri, si potrà definire la lite oppure si passa alla fase due e si arriva al vero e proprio accertamento, ovviamente impugnabile in Commissione tributaria. Questo è il meccanismo in cui ci si muove. Ma esistono mosse consigliate ed errori da non commettere. Insieme agli esperti di Eutekne abbiamo provato a individuarne alcuni.
La richiesta di documenti per l’accertamento? Ci si può opporre ma evitare il muro contro muro
1 - L’accertamento è anche una sfida di nervi e richiede capacità comportamentali. Bisogna saper distinguere ciò che è consentito dalla legge da ciò che però è sconsigliabile fare. Un esempio su tutti: esiste una norma, l’art. 32 co. 4 del DPR 600/73, che dichiara (nel corso del processo e dell’accertamento con adesione) l’inutilizzabilità dei dati, delle notizie e dei documenti non esibiti nel corso della prima fase di confronto tra le parti. Insomma nella fase due nessuno può costringervi ad esibire documenti non richiesti in fase uno, semplicemente evitate di esacerbare gli animi ponendo veti su documenti che non vi danneggerebbero o che non risulterebbero determinanti. Vero che avreste tutto il diritto di opporvi ma non sempre il muro contro muro risulta una scelta vincente. Infine non dimenticate che possono assumere valore anche le dichiarazioni di terzi supportate da elementi esterni.
Il fai-da-te con il Fisco non sempre conviene. Per le questioni complesse meglio il consulente
2 - Non farsi prendere dal panico ma neanche sottovalutare il pericolo. Sono due atteggiamenti sbagliati che potrebbero complicare l’accertamento indipendentemente dal fatto che si abbia o meno qualcosa da nascondere. Il diritto tributario è una materia alquanto complessa, ragion per cui, al fine di avere delucidazioni sul comportamento da tenere e su che documenti esibire, oppure su che dati fornire, è utile chiedere il consiglio di una persona (commercialista, avvocato, tributarista) che, professionalmente, si occupa di tali questioni. Non è necessario affidare interamente le proprie questioni a un professionista ma consultarlo per un parere e qualche dritta è consigliabile. Spesso ci piovono addosso pareri e consigli forniti da amici o conoscenti sulla base del «sentito dire»: valutateli con cautela perché in alcuni casi possono rivelarsi dannosi, dato che ogni situazione, ai fini del redditometro, deve essere valutata a sé stante.
Guadagnare tempo per recuperare le «pezze d’appoggio» e preparare la difesa
3 - In genere, il tempo minimo per invitare il contribuente a comparire e a fornire i chiarimenti/documenti richiesti è di quindici giorni. Se c’è necessità di più tempo per reperire i documenti, è possibile chiedere una proroga del termine, ma utilizzate il tempo che vi serve per consultare esperti e ricontrollare con attenzione ciò che avete sostenuto nel primo colloquio. Servirsi di tutto il tempo a disposizione può essere molto utile a creare un’attenta linea difensiva e a cercare «le pezze d’appoggio» per sostenere le proprie tesi. Per esempio, se il redditometro ha acceso un faro per l’acquisto della vostra auto, barca o moto, tenetevi pronti a esibire contratti d’acquisto o di leasing e poi siate in grado di dimostrare la tracciabilità delle spese di manutenzione sostenute.
Ignorare l’avviso può costare oltre 2 mila euro. E indispettire la Commissione Tributaria
1 - La tentazione ce l’hanno in tanti: far finta di niente, negarsi, non presentarsi all’appuntamento, prendere tempo, procrastinare. Sono tutte tecniche difensive che però non pagano mai. E come tali sono tra le più sconsigliabili. Il comportamento ostruzionistico è persino previsto e sanzionato: si rischia una sanzione amministrativa che va da euro 258 a euro 2.065. Ma ciò che è ancora più determinante è il fatto che la mancata collaborazione può essere un elemento valutabile in maniera negativa dalla Commissione Tributaria, alla quale il contribuente potrebbe essere costretto a rivolgersi in seguito. Preparatevi con «armi convenzionali»: se vi contestano le spese di ristrutturazione usate per la detrazione fiscale, siate pronti a esibire ricevute di pagamento e bonifici bancari (unico strumento ammesso per ottenere il bonus).
Fornire notizie non vere non è reato. Ma con atti falsificati si rischia il carcere
2 - A volte, negli inviti a comparire notificati per il «vecchio» redditometro era specificato che ove fossero fornite notizie e dati non rispondenti al vero, si sarebbe configurato un reato perseguibile penalmente. Però attenzione, non bisogna credere che la mancata giustificazione delle incongruenze costituisca reato e provochi l’avvio automatico di un procedimento penale. Non ci sono limiti alla modalità con cui si può giustificare una spesa: per esempio se l’oggetto contestato è un immobile, il soggetto può dimostrare di aver ottenuto un mutuo bancario, di aver utilizzato i soldi derivanti da una precedente cessione di un ulteriore immobile, di aver smobilizzato fondi, di aver ottenuto prestiti da familiari, di avere redditi “tassati alla fonte” come gli interessi attivi bancari e così via. Il penale scatta solo in ipotesi molto circoscritte, ad esempio quando viene esibito un documento materialmente falso.
Per dipendenti e pensionati utile tenere pronti gli estratti conti
3 - Il redditometro potrebbe riguardare anche lavoratori dipendenti e pensionati, soggetti teoricamente meno esposti all’evasione. Dover rispondere al Fisco può richiedere tempo ed energie, ma l’accertamento da redditometro è previsto dalla legge, quindi i funzionari dell’Agenzia delle Entrate operano nel pieno rispetto del diritto, anche se quel contribuente fosse «fedele» fiscalmente al 100%. Avere un atteggiamento scontroso («andate a cercare i veri evasori»), rischia solo di allungare i tempi di un procedimento che potrebbe essere archiviato prima dell’accertamento. Ricordatevi che il redditometro utilizza parametri predefiniti e a volte l’incrocio tra reddito dichiarato e tenore di vita può far accendere la spia del controllo. Per esempio, avete redditi che derivano da disinvestimenti (che non compaiono in dichiarazione dei redditi)? Tenete pronti gli estratti conto.
12 settembre 2013