Prima che la pressione cominci a fare le bizze è meglio cominciare a muoversi.
Uno studio pubblicato sulla rivista Hypertension ha sottolineato infatti che, a qualunque età, il moto è in grado di ridurre il rischio di ammalarsi di questa condizione che rappresenta uno dei primi passi delle principali malattie cardiovascolari.
Non solo: svolgere regolarmente attività fisica funziona anche in quelle persone con una predisposizione familiare all’ipertensione.
«Capire il ruolo che la storia familiare e l’attività fisica giocano nelle malattie croniche è di fondamentale importanza - ha commentato il primo firmatario dello studio, Robin P. Shook dell’University of South Carolina di Columbia (Usa) -. I risultati di questo studio ci danno un messaggio estremamente pratico e allo stesso tempo realistico: una quantità moderata di attività fisica (basta camminare velocemente per 150 minuti a settimana) può dare un enorme beneficio alla salute, soprattutto alle persone predisposte all’ipertensione a causa della loro storia familiare».
Secondo i dati del Progetto Cuore dell’Istituto superiore di sanità, in Italia, il 41% degli uomini e il 55% delle donne con pressione alta dichiara di avere almeno un familiare che soffre di ipertensione arteriosa.
Secondo quanto emerso dallo studio, però, questo rischio diventa ancora più alto se non si svolge attività fisica. La ricerca mostra infatti che per le persone con un familiare con la pressione troppo alta che sia anche sedentario, le probabilità di incorrere nello stesso disturbo sono del 70 per cento più alte rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, per quanti hanno una vita attiva, il rischio si abbassa drasticamente e torna molto vicino a quello della popolazione generale (da cui si discosta solo di un 16 per cento). «La correlazione tra livelli di attività fisica, storia familiare e rischio di ipertensione non può essere ignorata - ha aggiunto Shook -. Questa consapevolezza può essere utile a medici e pazienti per lavorare insieme e cercare soluzioni efficaci e praticabili per evitare la malattia che ha colpito le loro famiglie».
16 Maggio 2012