Il divieto di fecondazione eterologa, previsto dalla legge 40, "condiziona" la "possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili" di "poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare".
Lo scrivono i giudici di Milano che hanno sollevato la questione di incostituzionalità della legge davanti alla Consulta. L'ordinanza del tribunale è stata emessa sul ricorso di Maria Paola Costantini, legale di una coppia infertile a causa della azoospermia del marito, che ai giudici aveva chiesto di poter accedere all'eterologa.
La Corte costituzionale si è occupata numerose volte della Legge 40 anche in relazione al divieto di fecondazione eterologa previsto dalla Legge 40. La Consulta però aveva rinviato la questione ai tribunali di merito interessati dai ricorsi (Milano, Catania e Firenze), sollecitando una nuova valutazione alla luce di una sentenza della Camera grande della Corte europea dei diritti dell'uomo; sentenza che, decidendo sul caso di una coppia austriaca, aveva di fatto legittimato il divieto.
Fatta quella valutazione, il tribunale di Milano ha deciso ora di risollevare il dubbio di incostituzionalità davanti alla Consulta che stavolta però dovrebbe pronunciarsi nel merito: dovrà dire, cioè, se il no alla fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 si scontri o meno con il dettato costituzionale.
La nuova ordinanza "è una buona notizia - commenta l'avvocato Costantini - e dimostra che la questione non è affatto chiusa anzi, si è di nuovo sbloccata. Ora si tratta di esaminare il problema alla luce del diritto europeo, ma soprattutto di quello italiano. Presumibilmente l'udienza della Consulta sarà fissata fra giugno e settembre".
4 aprile 2013