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Italia in prima fila nella sfida dell'efficienza energetica
Efficienza energetica


Usare meglio l'energia è una delle sfide più importanti che il mondo ha davanti. Se si riesce a consumare meno per fare le stesse cose, se l'energia la si risparmia o si evita di sprecarla, allora si riducono i costi, si aumenta la competitività delle imprese, e si riduce anche l'inquinamento ambientale. Lo sanno bene, nel loro piccolo, tutte le famiglie che sono passate a usare elettrodomestici a basso consumo.
Meno bene lo sanno, a quanto pare, i decisori all'interno delle aziende. Per questo l'efficienza energetica è al centro in un report commissionato dalla ABB che è stato presentato durante un workshop organizzato da The European House - Ambrosetti (www.ambrosetti.eu )riservato ai manager che si è svolto a Milano.
In effetti, lo sfruttamento dell'energia fa passi avanti ogni anno nel mondo. La "energy intensity", cioè la quantità di energia necessaria per ogni unità di prodotto, dice il rapporto voluto da ABB, è calata dell'1,4 per cento ogni anno dal 1990 ad oggi su scala globale. E sono soprattutto i settori che fanno un uso intensivo dell'energia quelli che guidano la corsa, come è facile immaginare, visto che per loro questa voce di costo è ancora più importante. Una volta tanto,poi, l'Italia non viaggia nelle posizioni di coda, anzi guarda al resto d'Europa dall'alto di una energy intensity inferiore del 15% rispetto alla media del Continente.


Anche le perdite sono sotto la media: il 6% di dispersione contro il 9% dell'Europa sembra quasi un miracolo nel Paese degli sprechi dove, tanto per fare un confronto, un terzo dell'acqua degli acquedotti si perde per la strada. In realtà a ben guardare il nostro Paese sta lentamente perdendo terreno, con un miglioramento ogni anno dello 0,6% dell'efficienza energetica contro l'1,7% dell'Unione europea. La percentuale alta e crescente di gas naturale nel nostro mix energetico, però,fa sì che la riduzione delle emissioni di CO2 viaggi più veloce di quella del consumo.
La tendenza al risparmio energetico, dunque, è già positiva, ma questo non significa che non si possa fare anche molto di più e a tutti i livelli, come hanno ricordato molti degli ospiti del workshop al quale hanno partecipato, tra gli altri, Kathleen Kennedy Townsend, la figlia di Robert Kennedy, docente ad Harvard, Richard Bradley, a capo della divisione Ambiente ed Efficienza energetica della International Energy Agency (www.iea.org/), o Mark Hopkins, responsabile per l'efficienza energetica alla United Nations Foundation (www.unfoundation.org/). Solo per fare un esempio, il settore siderurgico, che assorbe il 20% del consumo energetico mondiale e che pure ha fatto grossi passi avanti, potrebbe ridurre i propri consumi del 40% se tutti i Paesi adottassero lo standard di quello più efficiente.
La verità è che se molti nel mondo imprenditoriale sanno che questo tema è strategico per le imprese, non sono altrettanti quelli che poi agiscono davvero per fare qualcosa. I 350 dirigenti intervistati per realizzare il rapporto, per esempio, concordano nel dire che le difficoltà del mercato energetico insieme con le preoccupazioni per il cambiamento climatico fanno dell'efficienza energetica un requisito, anzi un pre-requisito, per la crescita finanziaria a lungo termine e per il miglioramento della competitività. Solo la metà, però, ha messo a punto davvero sistemi di gestione dell'energia e solo un terzo ha realizzato un vero audit energetico nella propria azienda. Perché? Secondo Gian Francesco Imperiali, presidente del Consiglio di amministrazione di ABB Italia, che ha presentato lo studio, la colpa è prima di tutto della mancanza di informazione e del fatto che "il costo energetico è considerato ancora troppo spesso un male necessario, anzichè una variabile su cui agire". I manager insomma non hanno ancora ben chiaro quanto potrebbero risparmiare e in quanto tempo, investendo.


"Prendiamo per esempio i motori elettrici, che rappresentano il 50% del consumo mondiale di elettricità e che sono ovunque", racconta Imperiali. "La maggior parte non è ad alta efficienza e non ha inverter, cioè lavorano sempre alla velocità massima. Ebbene, un motore ad alta efficienza e un inverter si ripagano in meno di un anno. Chi ha forti picchi di energia può ottimizzare i consumi attraverso apparecchi che si chiamano Static Var Compensators, che costano molto, ma che hanno un pay-back anche di appena sei mesi".


La sfida dell'efficienza energetica
Usare meglio l'energia è una delle sfide più importanti che il mondo ha davanti. Se si riesce a consumare meno per fare le stesse cose, se l'energia la si risparmia o si evita di sprecarla, allora si riducono i costi, si aumenta la competitività delle imprese, e si riduce anche l'inquinamento ambientale. Lo sanno bene, nel loro piccolo, tutte le famiglie che sono passate a usare elettrodomestici a basso consumo.
Meno bene lo sanno, a quanto pare, i decisori all'interno delle aziende. Per questo l'efficienza energetica è al centro in un report commissionato dalla ABB che è stato presentato durante un workshop organizzato da The European House - Ambrosetti (www.ambrosetti.eu )riservato ai manager che si è svolto a Milano.
In effetti, lo sfruttamento dell'energia fa passi avanti ogni anno nel mondo. La "energy intensity", cioè la quantità di energia necessaria per ogni unità di prodotto, dice il rapporto voluto da ABB, è calata dell'1,4 per cento ogni anno dal 1990 ad oggi su scala globale. E sono soprattutto i settori che fanno un uso intensivo dell'energia quelli che guidano la corsa, come è facile immaginare, visto che per loro questa voce di costo è ancora più importante. Una volta tanto,poi, l'Italia non viaggia nelle posizioni di coda, anzi guarda al resto d'Europa dall'alto di una energy intensity inferiore del 15% rispetto alla media del Continente.


Anche le perdite sono sotto la media: il 6% di dispersione contro il 9% dell'Europa sembra quasi un miracolo nel Paese degli sprechi dove, tanto per fare un confronto, un terzo dell'acqua degli acquedotti si perde per la strada. In realtà a ben guardare il nostro Paese sta lentamente perdendo terreno, con un miglioramento ogni anno dello 0,6% dell'efficienza energetica contro l'1,7% dell'Unione europea. La percentuale alta e crescente di gas naturale nel nostro mix energetico, però,fa sì che la riduzione delle emissioni di CO2 viaggi più veloce di quella del consumo.
La tendenza al risparmio energetico, dunque, è già positiva, ma questo non significa che non si possa fare anche molto di più e a tutti i livelli, come hanno ricordato molti degli ospiti del workshop al quale hanno partecipato, tra gli altri, Kathleen Kennedy Townsend, la figlia di Robert Kennedy, docente ad Harvard, Richard Bradley, a capo della divisione Ambiente ed Efficienza energetica della International Energy Agency (www.iea.org/), o Mark Hopkins, responsabile per l'efficienza energetica alla United Nations Foundation (www.unfoundation.org/). Solo per fare un esempio, il settore siderurgico, che assorbe il 20% del consumo energetico mondiale e che pure ha fatto grossi passi avanti, potrebbe ridurre i propri consumi del 40% se tutti i Paesi adottassero lo standard di quello più efficiente.
La verità è che se molti nel mondo imprenditoriale sanno che questo tema è strategico per le imprese, non sono altrettanti quelli che poi agiscono davvero per fare qualcosa. I 350 dirigenti intervistati per realizzare il rapporto, per esempio, concordano nel dire che le difficoltà del mercato energetico insieme con le preoccupazioni per il cambiamento climatico fanno dell'efficienza energetica un requisito, anzi un pre-requisito, per la crescita finanziaria a lungo termine e per il miglioramento della competitività. Solo la metà, però, ha messo a punto davvero sistemi di gestione dell'energia e solo un terzo ha realizzato un vero audit energetico nella propria azienda. Perché? Secondo Gian Francesco Imperiali, presidente del Consiglio di amministrazione di ABB Italia, che ha presentato lo studio, la colpa è prima di tutto della mancanza di informazione e del fatto che "il costo energetico è considerato ancora troppo spesso un male necessario, anzichè una variabile su cui agire". I manager insomma non hanno ancora ben chiaro quanto potrebbero risparmiare e in quanto tempo, investendo.


"Prendiamo per esempio i motori elettrici, che rappresentano il 50% del consumo mondiale di elettricità e che sono ovunque", racconta Imperiali. "La maggior parte non è ad alta efficienza e non ha inverter, cioè lavorano sempre alla velocità massima. Ebbene, un motore ad alta efficienza e un inverter si ripagano in meno di un anno. Chi ha forti picchi di energia può ottimizzare i consumi attraverso apparecchi che si chiamano Static Var Compensators, che costano molto, ma che hanno un pay-back anche di appena sei mesi".


1 Ottobre 2011

 


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