Sembra più che accreditata la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, che potrebbe essere graduata in base al reddito o al patrimonio accumulato dal contribuente.
Sull’argomento si alternano diverse ipotesi che, come promesso dal neo Presidente del Consiglio Monti, cercheranno di non prescindere dal concetto di equità.
Dal momento che non tutti i proprietari di un immobile classificabile come “prima casa” dispongono dello stesso reddito o hanno accumulato la stessa ricchezza, l’imposta sulla prima casa potrebbe essere strutturata seguendo il criterio della progressività.
Il prelievo fiscale potrebbe essere collegato all’Irpef del contribuente, eliminando l’esenzione totale introdotta dal Governo Berlusconi per far posto a un meccanismo di detrazioni in grado di favorire i redditi più bassi.
In alternativa, potrebbero essere introdotte aliquote Ici differenziate in base al valore catastale dell’immobile. La misura dovrebbe però essere accompagnata dalla rivalutazione delle rendite catastali, cioè del valore in base al quale viene calcolato il prelievo fiscale sugli immobili e che, come emerge dalle rilevazioni effettuate, risulta essere nettamente inferiore al valore di mercato.La rivalutazione, che per motivi di tempo non si può basare sulla revisione degli estimi, passerà molto probabilmente attraverso l’aumento generalizzato delle percentuali, ferme dal 1996 al 5%.
Un’altra soluzione potrebbe essere la differenziazione delle aliquote in base al numero di immobili posseduti, con percentuali crescenti dalla seconda casa in poi.
Dal momento che sono i Comuni ad incassare i proventi dell’Ici, a fronte della reintroduzione dell’imposta, lo Stato potrebbe ridurre i trasferimenti agli enti locali. Inizierebbe quindi un rientro economico che già l’ex Ministro dell’Economia Tremonti aveva stimato pari a 3,5 miliardi di euro.
23 Novembre 2011