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Forum Onu-Itu 2014, a Istanbul si discute delle regole della rete
Dal 2 al 5 settembre nella metropoli turca il 9° incontro sulla Governance di Internet

Si apre nella metropoli turca il 9° IGF, Internet Governance Forum, il luogo dove si discute delle regole della rete. Questo motore di crescita e sviluppo sostenibile dimostra ormai con evidenza che il Pianeta è uno e che i suoi abitanti sono tutti netizen. Ma dimostra altresì che esistono rischi di un "neofeudalesimo" digitale in cui l'élite di governo riduca di importanza il ruolo della maggioranza degli utenti. Che cos'è infatti il web se non un terreno da coltivare?

Ma a chi appartiene questa sterminata nuova terra digitale, chi ne traccia i confini? E quali sono i diritti di chi lo coltiva? Dalla sua nascita Internet ha generato una quantità di appelli ai diritti, in realtà i suoi utenti sono stati schiacciati da molti doveri. Per sbrogliare la matassa l'Onu, attraverso la sua agenzia di Ginevra ITU, già da 8 anni organizza i Forum sulla Governance e accoglie tra 1000 e 2000 rappresentanti di governi, tecnocrati, società civile, accademici e settore privato, ai quali si sono sempre aggiunti, da postazioni remote, altre decine di migliaia di attivisti digitali che, grazie a blog, chatroom, email, sms, tweet e Youtube hanno interagito da ogni angolo del pianeta. Ciò è da considerare un enorme successo: la Rete è stata utilizzata per far conoscere e contribuire alla discussione circa la propria governance futura.

Per contro gli IGF si sono rivelati invece solo una serie di test finalizzati a: misurare quanto spazio di manovra c'è per costruire una Internet Governance che riduca-escluda l'egemonia statunitense; verificare quanto sono furiosi tutti i Governi che hanno scoperto di essere controllati dalla National Security Agency Usa. Capire se è proprio vero che Washington vuole trasferire le facoltà di attribuzione nomi dei domini - tuttora svolte da ICANN e IANA (emanazioni del Dipartimento del commercio Usa) - a una Comunità Globale Multistakeholder entro settembre 2015. Proposito questo di cui molti dubitano.

Sono questioni da terzo millennio con le quali le assemblee Internazionali hanno cominciato a confrontarsi da poco, tra enormi difficoltà e qualche conquista. Dopo anni di discussione si è chiarito, per esempio, chi sono i "5 Internet stakeholders", ovvero i soggetti che hanno interessi attivi nella Rete: governi e organizzazioni Intergovernative, sebbene distinti ognuno dalla propria politica; settore privato che accomuna il cartello delle multinazionali digitali, tecnocrati costruttori di apparati e reti e infine la società civile più consapevole, cioè chi rende viva la Rete grazie all'intelligenza collettiva e a miliardi di azioni individuali e pretende pertanto di avere un ruolo nel processo di creazione della governance.

Che cosa è emerso nel corso degli 8 Forum? Senza dubbio una enorme confusione e un forte senso di impotenza da parte degli utenti. Però, anche una valanga irrefrenabile di parole d'ordine che vanno a costruire una barriera di valori di riferimento. Tra Human Rights, Copyright e Creators Right chi bisogna privilegiare? E' comunque una questione di Rights (Diritti). E allora: in ossequio alla dichiarazione dei Diritti Umani dell'Onu, ogni diritto offline deve essere protetto anche online. Tra i temi non più eludibili, le diverse libertà di: espressione, associazione, accesso, condivisione, creazione e distribuzione di contenuti; le difese: della privacy, dello sviluppo sostenibile, delle diversità culturali e linguistiche; la consapevolezza che il web deve essere uno spazio unico e non frammentato, affinché non ci sia la Rete dei ricchi e quella dei poveri; la sicurezza e la stabilità della Rete che non siano quelle volute dai servizi segreti di nessuna nazione, l'uguaglianza tra i protocolli, un'architettura aperta e collaborativa e un'innovazione priva di limiti.

Purtroppo queste affermazioni/principi non sono affatto scontate. L'élite ha una propria visione di ognuno di questi temi e tale visione spesso non coincide con quella della maggioranza. Qualche esempio: "Ma la libertà di espressione - dicono alcuni governi- deve essere riconosciuta anche a gente come Assange e Snowden"? "La condivisione in Rete - si chiede il settore privato - deve o non deve prevedere la trasformazione dei contenuti?". "La costruzione della Governance deve essere bottom-up (dal basso verso l'alto) -come richiesto dalla società civile- o viceversa"? "L'accesso deve essere garantito a tutti, anche ai disabili? Certo - affermano i tecnocrati - basta che comprino hardware e software e paghino il trasporto segnale". E comunque i governi tagliano corto : "Cerchiamo di capirci, tutto si può fare, a condizione che sia compatibile con la politica internazionale."

In ogni caso quando si tratta di parlare di risorse per finanziare le Istituzioni di governance la condivisione c'è: "Ci vuole massima trasparenza altrimenti il settore privato e i tecnocrati costruttori si comprano ogni ruolo decisionale grazie all'azione dei loro lobbisti". Tuttora restano ai limiti del tabù, i temi legati alla sicurezza: difesa, crimine e attacchi in Rete. La casta dei guerrieri è sorda al dialogo. Dal 9/11.2001 gli Usa e i loro alleati si considerano in guerra e, visto che la tecnologia lo consente, Washington, anche a seguito della promulgazione del Patriot Act, impone e realizza la sorveglianza di massa (intercettazioni, accumulo di big data, etc...). Una politica che sostiene affermando: "La definizione sorveglianza di massa non figura in alcun trattato internazionale. Negli Stati democratici la sorveglianza deve esistere - e comunque - l'IGF e gli altri Fora sulla Governance sono inadeguati a formulare norme al riguardo". Fine dei giochi. Per contro la società civile alza il tiro al massimo e minaccia: "La sorveglianza di massa non sarà tollerata. Rivediamo l'intero spettro delle leggi internazionali applicabili".

Oltre a quanto accennato verranno discussi a Istanbul nel corso di 11 Open Fora e 220 Workshops i seguenti argomenti: protezione dei bambini, effetti del web in mobilità, regole per l'ecommerce, autorizzazione e rilascio dei nuovi domini, superamento della Babele multilinguale, educazione online, privacy e cittadinanza digitale, lavoro in Rete, petizioni online e impatto sui legislatori, miglioramento della banda larga, l'era post Assange-Snowden, la stampa in 3D dalla Rete, e altro.

1 settembre 2014

 


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