Le autorità europee starebbero discutendo la possibilità di anticipare l’applicazione delle nuove regole contenute nella cosiddetta Basilea III. Si tratterebbe di una mossa finalizzata a costringere gli istituti di credito del Vecchio Continente a rafforzare più in fretta le loro capitalizzazioni.
A rivelarlo è l’agenzia France Presse, che cita una fonte diplomatica che ha preferito mantenere l’anonimato. Il caso Dexia, e le preoccupazioni legate ad un possibile default parziale di alcune economie “periferiche” dell’Eurozona starebbero dunque convincendo della necessità di agire immediatamente. Lo stesso commissario agli Affari economici Olli Rehn, d’altra parte, ha spiegato recentemente al Financial Times che i Paesi dell’Ue stanno lavorando ad un piano «coordinato» di ricapitalizzazione delle banche, sottolineando «l’urgenza» di tale scelta.
«L’orizzonte temporale che porta al 2019 è troppo lungo: i mercati chiedono una risposta rapida», ha aggiunto la fonte, facendo riferimento alla “road map” indicata dal Comitato di Basilea, che concede agli istituti di credito altri 8 anni prima di implementare completamente le nuove norme.
Il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria ha dato il via libera tecnico al nuovo accordo Basilea 3 per rafforzare il patrimonio delle banche ed evitare crisi globali future. Il rafforzamento dei requisiti patrimoniali concordato oggi viene attuato essenzialmente in due modi: in primo luogo si chiede una decisa ricomposizione dei requisiti patrimoniali verso gli strumenti di qualità più elevata, si potenzia cioè il cosiddetto Common Equity composto da capitale più riserve.
L'attuale requisito minimo per il patrimonio complessivo non cambia e resta all'8% in rapporto alle attività ponderate per il rischio, ma le banche che oggi stanziano il 2% come common equity nel regime Basilea 3 dovranno avere il 4,5% di questo capitale di alta qualità; inoltre il Tier one, cioè il requisito del patrimonio di base che include anch'esso altri strumenti di qualità rafforzata, passa dal 4% al 6 per cento.
In secondo luogo secondo quanto è stato stabilito oggi dai banchieri centrali verrà richiesto alle banche di mantenere un cuscinetto ("buffer") di capitale aggiuntivo sopra i minimi, pari al 2,5%; questo cuscinetto, spiega il comunicato, potrebbe anche aumentare nelle fasi di surriscaldamento del credito. Anche il buffer dovrà essere composto di capitale di elevata qualità .
La nuova calibrazione dei requisiti è quindi più severa di quella prevista attualmente. Ma, in considerazione dell'esigenza di non compromettere la ripresa in corso , è prevista molta gradualità, in modo da permettere alle banche di continuare ad assicurare i necessari flussi di credito all'economia.
L'effetto di diluizione nel tempo dell'applicazione delle regole è legato a tre meccansimi: in primo luogo c'è un'entrata in vigore graduale dei minimi e dei buffer per la conservazione del capitale (al 2013 requisiti più bassi, poi innalzamento graduale; introduzione del buffer solo in un secondo tempo); in secondo luogo, le nuove e più severe regole sulle deduzioni dal patrimonio di vigilanza entreranno in vigore progressivamente; infine, gli strumenti di capitale oggi ammessi verranno esclusi a mano a mano e quelli sottoscritti dai governi,come ad esempio i Tremonti bonds, potranno rimanere integralmente per un periodo lungo. Come effetto di questi meccanismi, i nuovi requisiti saranno a regime pienamente solo nel 2020, cioè tra 10 annni e gli strumenti non più computabili nel patrimonio saranno completamente esclusi solo a partire dal 2023.
Ci sarà quindi molto tempo per l'aggiustamento da parte delle banche.
Ottobre 2011