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Ddl pareggio bilancio: approvato dall'Asseblea
Ora il testo ora passa all'esame ed approvazione del Senato

Oggi l'Assemblea ha approvato gli emendamenti messi a punto ieri dal Comitato dei 18 delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, con qualche ulteriore limatura (anche sui compiti del 'Cbo') formalizzata questa mattina.
Il testo che esce da Montecitorio e' stato molto snellito rispetto alla prima versione approvata dalle due Commissioni alla vigilia del cambio di Governo e molte previsioni, come l'istituzione dell'organismo indipendente, sono affidate ad una legge ad hoc che dovra' essere approvata entro il 28 febbraio 2013. La stessa legge dovra' disciplinare le verifiche sugli andamenti di finanza pubblica, accertare le cause degli scostamenti, definire gli eventi eccezionali che consentono l'indebitamento che dovra' essere legato ad un piano di rientro, introdurre regole sulla spesa che consentano la riduzione del rapporto debito/Pil.
L'Aula ha confermato anche la decisione delle Commissioni di sopprimere la possibilita' per la Corte dei Conti di promuovere il giudizio di legittimita' costituzionale per violazione dell'obbligo di copertura finanziaria previsto dall'articolo 81.
Piu' in generale, il provvedimento introduce nell'articolo 81 della Costituzione l'obbligo dello Stato di assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e di quelle favorevoli del ciclo economico.
Viene poi previsto il divieto di ricorso all'indebitamento se non al verificarsi di eventi eccezionali, tenuto conto degli effetti del ciclo economico, e previa autorizzazione delle Camere a maggioranza assoluta.
Altre novita' sono previste all'articolo 97 della Costituzione, dove si prevede che le pubbliche amministrazioni assicurano l'equilibrio dei bilanci e operano per il contenimento del debito pubblico; e all'articolo 119 dove il principio dell'equilibrio di bilancio viene esteso alle Autonomie.


Chapeau, tanto di cappello.
Così, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda si è rivolto all’aula della Camera, dopo l’approvazione quasi unanime (464 sì su 475) della riforma dell’articolo 81 che introdurrà la regola aurea del pareggio di bilancio nella nostra carta fondamentale al termine di un iter che prevede ora il passaggio del disegno di legge in seconda lettura a Palazzo Madama.
Rispetto al testo presentato dall’ex governo Berlusconi vengono aumentati i margini di ricorso all’indebitamento per lo Stato, purché non oltre il 3 per cento in rapporto al prodotto interno lordo nominale e purché sia previsto il relativo piano di rientro, da completare, salvo eventi straordinari che richiedono un passaggio parlamentare, entro i tre anni successivi. Tutti i gruppi hanno sottolineato questo passaggio con un fragoroso applauso, segno di un nuovo clima parlamentare.
Enti e amministrazioni locali devono conformarsi a questa regola aurea. Ci sono eccezioni purché - si legge nel testo licenziato oggi - siano approvate “con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, per fare fronte a calamità naturali o a situazioni economiche e sociali straordinarie, comunque privilegiando le esigenze di intervento in conto capitale“.


È chiaro che si tratta, per ora, di un passaggio simbolico che però sottolinea le mutate condizioni politiche rispetto al passato.
Per modificare la Carta, secondo il procedimento di revisione costituzionale previsto nell’articolo 138, il Parlamento si deve infatti esprimere con due votazioni (due per il Senato e due per la Camera in maniera incrociata), la seconda delle quali richiede la maggioranza assoluta o la maggioranza dei 2/3 dei componenti.


L’iter è ancora lungo, insomma, ma con una maggioranza così larga tutto è possibile, anche in un anno e mezzo, anche quello che non era riuscito al governo precedente.


1 Dicembre 2011

 


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