Come in un sogno di benessere alla vaniglia, i costruttori di macchine da gelato del dopoguerra le dipinsero di giallo tenue, a ricordare quel che negli anni del conflitto era diventato un miraggio: pane, pasta e soprattutto la crema, «roba che in guerra non si vedeva più», spiega il presidente della fondazione Carpigiani, Romano Verardi.
Ora il gelato ha il suo museo, una collezione di macchinari dai più antichi agli attuali, luoghi e modi per gustarlo, migliaia fra foto e pubblicazioni, tutto incorniciato da citazioni letterarie d’autore dedicate a uno dei prodotti italiani per eccellenza, fra Proust, Tolstoji e Calvino.
La sede è ad Anzola Emilia, alle porte di Bologna, all’interno dello stabilimento Carpigiani, azienda leader delle macchine da gelato fondata negli anni Quaranta.
Il museo racconta come, da dolciume aristocratico, il gelato si sia trasformato in prodotto ultrapop a diffusione planetaria.
Con sapienza contadina, alla Carpigiani hanno sempre pensato che solo la conoscenza di quel che siamo stati può guidarci nelle scelte future, dunque hanno attinto alle collezioni personali per raccontarne la storia fin da quando, millenni or sono, qualcuno scoprì che mescolando alla neve un succo di frutta si otteneva qualcosa di buono.
Come si sia arrivati all’attuale massiccia presenza di gelaterie artigianali con annessi laboratori in Italia e all’estero e alla folla sterminata di fan del gelato, è questione di evoluzione tecnologica: la ventina di macchine esposte stanno lì a raccontarlo, dal congegno meccanico di fine Ottocento alla motogelatiera elettrica realizzata dal bolognese Otello Cattabriga nel 1927.
L’ascesa irresistibile del gelato si compie fra l’Otto e il Novecento. Il cono, cui il gelato è legato indissolubilmente, porta la firma di un italiano, Italo Marchioni, emigrato in America che lo brevettò a inizio Novecento, ma ne esiste anche la versione di un pasticcere siriano, Ernst Hamwi, che la presentò in una fiera a Saint Louis nel 1904. La forma conica, recipiente ideale di creme, si è adattata talmente bene al contenuto da restare per più di un secolo l’unica.
Ecco perché alla Carpigiani hanno pensato di dare una bella sgrullata alla tradizione istituendo un premio, il Designing Gelato Cone Evolution, con cui si lancia un appello ai giovani designer perché si inventino altre forme e altri modelli estetici per accompagnare sua maestà il gelato, sfidando il monopolio di un’icona superclassica.
Il museo tratta anche l’aspetto industriale, ma qui l’attenzione è rivolta soprattutto ai maestri gelatieri, che vengono formati alla Gelato University Carpigiani. Questo succede quando un prodotto entra nella vita delle persone, fra vecchie immagini in bianco e nero di carrettini a portare per le strade la «grattachecca» e moderne gelaterie con la gente fuori e il cono in mano, ai quattro angoli del globo.
2 ottobre 2012