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NORMATIVA
Normativa nazionale - Decreti - Lavori pubblici - D.M.

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Decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 luglio 1981
Normativa per le riparazioni ed il rafforzamento degli edifici danneggiati dal sisma nelle regioni Basilicata, Campania e Puglia.(G.U. 21 luglio 1981, n. 198 supplemento)
 


Si riportano alcune parti di questo decreto in quanto rappresentano un utile riferimento operativo


Art. 1 - omissis -
NORMATIVA TECNICA PER LA RIPARAZIONE ED IL RAFFORZAMENTO DEGLI EDIFICI DANNEGGIATI DAL SISMA.


CAPO I


1 Oggetto delle norme - omissis -
1.2. Intervento di riparazione.
Si definisce intervento di riparazione l'esecuzione di un complesso di opere finalizzate a ripristinare l'integrità di ogni parte di un edificio.
L'intervento, ai sensi dell'art. 15 della legge 2-2-1974, n. 64, deve tendere a conseguire un maggior grado di sicurezza dell'edificio nei confronti delle azioni sismiche.
1.3. Adeguamento antisismico.
L'adeguamento antisismico si consegue mediante l'esecuzione di un complesso di opere che rendano l'edìficio atto a resistere alle azioni sismiche, definite dalle norme tecniche approvate con D.M.3-3-1975. L'adeguamento antisismico, quando necessario, deve costituire con l'intervento di riparazione un'unica ed organica operazione tecnica.


2. Progetto esecutivo.
Gli interventi di riparazione e di adeguamento antisismico di un edificio devono essere eseguiti sulla base di un progetto esecutivo firmato, ai sensi dell'art. 7 della legge 2-2-1974, n. 64, da un ingegnere, architetto, geometra e perito edile iscritto nell'albo, nei limiti delle rispettive competenze. Il progetto deve essere esauriente per planimetria, piante,, prospetti e sezioni ed accompagnato da una relazione tecnica e dal fascicolo dei calcoli per la verifica sismica delle strutture portanti.
La verifica sismica è tassativa per gli edifici con struttura in cemento armato, metallica ed a pannelli portanti, mentre può essere omessa e sostituita da una specifica ed adeguata relazione tecnica sul comportamento delle strutture, per gli edifici in muratura che, con la avvenuta esecuzione delle progettate opere di rinforzo, posseggono requisiti costruttivi di pari efficacia di quelli indicati al punto C.5. del decreto ministeriale 3-3-1975 integrato dal decreto ministeriale 3-6-1975 ed hanno altezze contenute nei limiti prescritti dai suddetti decreti. Se gli edifici in muratura non hanno i requisiti innanzi citati la verifica sismica è obbligatoria.
2.1. Operazioni progettuali.
li progetto di un intervento su di un edificio comporta di norma le seguenti operazioni:
a) individuazione dello schema strutturale nella situazione preesistente al sisma;
b) valutazione delle caratteristiche di resis-tenza degli elementi strutturali, nella situazione attuale, avuto riguardo alla eventuale degra-dazione dei materiali ed ai dissesti provocati dal sisma,
c) scelta progettuale dei provvedimenti di rafforzamento operata sulla base degli elementi come sopra determinati;
d) verifica sismica del nuovo organismo strutturale.
2.2. Progetto per interventi di riparazione di modesta entità. - omissis -
2.3. Criteri di scelta progettuale.
I criteri adottati nella scelta del tipo dì intervento, devono scaturire da uno studio preliminare dell'organismo edilizio riguardante in particolare:
a) le caratteristiche, nella, situazione preesistente al sisma, sotto il profilo architettonico, strutturale e della destinazione d'uso;
h) l'evoluzione storica delle predette caratteristiche con particolare riferimento all'impianto edilizio originario ed alle principali modificazioni intervenute nel tempo;
c) l'analisi globale del comportamento strutturale al fine di accertare le cause ed il meccanismo del dissesto;
d) l'analisi di dettaglio delle caratteristiche dei singoli componenti strutturali (caratteristiche geometriche, tipologie costruttive, qualità e stato di conservazione degli elementi strutturali, ecc.).
2.4. Obiettivi dell'adeguamento antisismico.
L'adeguamento antisismico dell'edificio si consegue mediante provvedimenti tecnici intesi a ridurre gli effetti delle azioni sismiche
e/o ad aumentare la resistenza dell'organismo edilizio a tali azioni, nonché a ripristinare l'integrità delle strutture danneggiate.
Provvedimenti tecnici devono altresì essere adottati per consolidare, e se del caso eliminare, elementi non strutturali il cui eventuale crollo può causare vittime e danni.
2.4.1. Provvedimenti tecnici intesi a ridurre gli effetti sismici.
I provvedimenti tecnici intesi a ridurre gli effetti delle azioni sismiche possono essere, ad esempio, dei tipi qui di seguito elencati:
la riduzione delle masse non strutturali;
la creazione ed adeguamento dei giunti;
la riduzione degli effetti torsionali;
la ridistribuzione delle rigidezze.
2.4.2. Provvedimenti tecnici intesi ad aumentare la resistenza strutturale.
I provvedimenti tecnici intesi ad aumentare la resistenza della struttura dissestata sono indicati al successivo punto 3. Possono usarsi anche tecnologie non espli-citamente menzionate nel detto punto purché risultino, sulla base di adeguata documentazione, di eguale efficacia.
2.5. Edifici con struttura in cemento armato. - omissis -
2.6. Edifici in muratura.
2.6.1. Schema strutturale.
Lo schema strutturale resistente all'azione sismica deve rispecchiare la situazione effettiva della costruzione. Si dovrà accertare l'efficacia dei collegamenti tra solai e pareti e delle pareti tra di loro. Qualora nello schema si faccia affidamento sulla ripartizione delle forze orizzontali agenti ad un dato livello tra i diversi setti murari, andrà accertata l'efficacia dei solai a costituire un diaframma orizzontale rigido.
Per ciascuna parete si considereranno in genere separatamente le azioni ad essa complanari e quelle normali. Le azioni complanari alle pareti saranno valutate tenendo conto della ridistribuzione operata dai solai solo se questi presentano adeguata rigidezza nel loro piano e buon collegamento con i muri. Nei confronti delle azioni ortogonali alle pareti queste si considereranno vincolate ai solai ed alle pareti trasversali solo se è accertata l'efficacia dei collegamenti.
2.6.2. Analisi dei materiali e particolari costruttivi.
La resistenza della muratura sarà calcolata in relazione alla tipologia, alla qualità e allo stato di conservazione del sistema murario.
2.6.3. Verifica sismica.
La verifica riferita alla resistenza a rottura della muratura va effettuata per la combinazione delle azioni prescritte dalle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975 e delle forze statiche orizzontali qui specificate. La risultante delle forze orizzontali viene valutata con l'espressione
Ft = b C Wt
essendo:
- C = S-2/100 il coefficiente d'intensità sismica, come definito dal decreto minis-teriale 3-3-1975;
- b coefficiente di struttura cui si assegna il valore 4;
- W, il carico totale verticale (peso) dell'edificio tenendo conto dei carichi accidentali secondo la tabella 3 del punto C.6.1.1. del decreto ministeriale 3-3-1975.
Si ha pertanto per:
- le zone sismiche con grado di sismicità
S = 12, b C = 0,40;
- le zone sismiche con grado di sismicità
S = 9, b C= 0,28;
- le zone sismiche con grado di sismicità
S = 6, b C = 0,16.
E’ consentito adottare una ipotesi di comportamento ciasto-plastico, con controllo della duttilità.
La forza orizzontale sarà applicata a livello di ciascun piano nel baricentro del piano stesso e distribuita tra vari livelli secondo il coefficiente di distribuzione yi adottato nelle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975.
Le forze orizzontali di verifica saranno applicate secondo due direzioni tra di loro ortogonali.
Per la valutazione delle azioni sismiche complanari alle pareti si prenderà in esame l'edificio nella sua interezza, con i collegamenti operati dai solai in quanto a tale scopo efficaci, considerando la loro forza orizzontale di calcolo applicata nel baricentro delle masse presenti. La distribuzione delle forze orizzontali tra i muri efficacemente collegati da solai e l'analisi di ciascun muro sarà eseguita nella ipotesi di comportamento elastico lineare tenendo conto della deformabilità sia per taglio che per flessione di ciascun cemento.
Si considererà trascurabile la rigidezza delle pareti per deformazioni ortogonali al loro piano.
Le caratteristiche attribuite ai materiali debbono essere giustificate.
L'azione sismica ortogonale alla parete sarà rappresentata da un carico orizzontale distribuito, pari a ß C volte il peso della parete e da forze concentrate pari a b C volte il carico degli orizzontamenti che si appoggiano su di essa se questi non sono efficacemente collegati a muri trasversali. Si terrà conto dei vincoli della parete con i muri trasversali e cori i solai solo in quanto efficaci. L'effetto fiessionale dell'azione sismica ortogonale alla parete può essere valutato nella ipotesi di comportamento lineare a sezione interamente reagente.
2.7. Edifici con struttura metallica. - omissis -


3. PROVVEDIMENTI TECNICI D'INTERVENTO.
3.1. Generalità.
Lo studio della scelta dei provvedimenti tecnici non deve limitarsi all'esame localizzato del singolo elemento strutturale danneggiato, ma deve estendersi, mediante un'analisi globale, a tutto l'organismo edilizio che si intende rafforzare. A seconda dell'obiettivo da raggiungere verranno usate tecnologie operative e materiali diversi da caso a caso, in relazione all'entità del danno subito dall'edificio ed alle caratteristiche del dissesto.
3.2. Fondazioni.
li consolidamento della fondazione si rende necessario quando siano manifesti segni di dissesto prodotti da cedimenti differenziali.
Prima di procedere ad un intervento sulle strutture in elevazione deve essere accertato, se necessario mediante indagini geotecniche, lo stato di consistenza delle fondazioni in relazione alla natura dei terreni. Quando la costruzione abbia subito dissesti per cedimento di fondazione oppure si sia venuta a modificare la distribuzione delle forze sul piano di sedime a causa di variazioni del sistema strutturale in elevazione ovvero ancora esse si rivelino inefficienti in quanto difformi ai sistemi costruttivi indicati nelle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975, si deve prov-vedere al necessario adeguamento antisismico.
Il progetto dovrà tendere a riprodurre, per quanto possibile, gli schemi indicati al punto B.10 delle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975 relativamente alle nuove costruzioni. Criterio generale da seguire è quello secondo cui i corpi di fondazione isolati devono essere collegati fra loro da un reticolo di travi dimensionate in modo che siano in grado di sopportare una forza assiale di trazione o di compressione pari ad un decimo del maggiore dei carichi verticali presenti alle due estremità del collegamento stesso.
Le pressioni di contatto di esercizio delle fondazioni dirette debbono essere valutate sulla base delle caratteristiche geotecniche del sottosuolo e delle caratteristiche della fondazione.
Deve essere considerata l'eventuale modifica prodotta dal sisma alle caratteristiche del terreno ed allo stato dei luoghi.
Nel caso di edifici situati su o in prossimità di pendii naturali od artificiali, oltre agli accertamenti prescritti al punto A.2. delle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975, deve essere verificata anche la stabilità globale del pendio con la fondazione stessa, secondo quanto disposto alla sezione G dal decreto ministeriale 21-11981. Se da indagini specifiche geotecniche si accerti che possono verificarsi nel sottosuolo dell'opera fenomeni di liquefazione oppure manifestazioni di movimenti franosi, non si procederà a qualsiasi intervento di riparazione o di rafforzamento prima di avere stabilizzato la zona mediante i provvedimenti del caso.
3.3. Giunti.
Nel caso di giunti non dimensionati in conformità al punto C.4. delle norme approvate con decreto ministeriale 3-3-1975, si deve provvedere, in generale, al loro adeguamento.
Quando l'adeguamento del giunto sia tecnicamente molto oneroso, si potrà intervenire:
- o inserendo degli elementi di protezione al martellamento;
- oppure eliminando il giunto mediante il collegamento delle strutture da esso separate. In tal caso si terrà conto dell'accoppiamento strutturale conseguito, agli effetti sismici, termici, ecc.
3.4. Edifici in muratura.
3.4. 1. Fondazioni.
Ogni intervento sulle fondazioni deve effettuarsi conformemente a quanto indicato al punto 3.2. delle presenti norme.
Il consolidamento delle fondazioni su rocce lapidee, o compatte, può ottenersi, in generale, collegando le varie parti con cordolature.
li consolidamento delle fondazioni su terreni cedevoli può ottenersi, in generale, irrigidendo la base del fabbricato, mediante placcaggi in conglomerato cementizio a getto od a spruzzo convenientemente armati, applicati da uno o da entrambi i lati della muratura. Particolarmente idonei sono i cavi di precompressione estesi a tutta la lunghezza della parete.
L'approfondimento delle fondazioni se necessario va realizzato con pali di piccolo o medio diametro, fortemente armati e ben collegati alla struttura.
3.4.2. Pareti murarie.
Per aumentare la resistenza di un elemento murario si può ricorrere, in genere, ad uno o più dei seguenti provvedimenti:
- risarciture localizzate,
- iniezioni dì miscele leganti,
- applicazione di lastre in cemento armato o di reti metalliche elettrosaldate;
- inserimento di pilastrini in cemento armato o metallici in breccia nella muratura;
- tirantature orizzontali e verticali.
Gli interventi localizzati sono sconsigliati come unico modo di rafforzamento delle murature se non inseriti in un sistema generale di riorganizzazione della struttura. Indebolimenti locali delle pareti murarie, in prossimità degli innesti e degli incroci per l'eventuale presenza di canne fumarie o vuoti di qualsiasi genere, devono essere eliminati. In caso di irregolare distribuzione delle aperture (vani di finestre o porte) nei muri maestri, quando non sia possibile la loro chiusura, con muratura efficacemente immorsata alla esistente, si deve provvedere alla cerchiatura delle aperture stesse a mezzo di telai in cemento armato o metallici collegati alla muratura adiacente tramite perforazioni armate.
3.4.2.1. Risarciture localizzate.
I muri possono essere riparati mediante riprese con murature aventi fattura e materiali analoghi agli originali. Deve aversi cura, nell' esecuzione dello intervento, di conseguire la massima possibile collaborazione fra la nuova e la vecchia muratura, evitando stati di coazione dovuti ad eccessivo contrasto.
3.4.2.2. Iniezioni di miscele leganti.
Le iniezioni possono essere eseguite con miscele cementizie, semplici o additivate, oppure a base di resine organiche. Le miscele a base di resine saranno scelte adottando, in generale, prodotti a basso valore di modulo elastico quando l'ampiezza media delle lesioni è piccola e a più elevato valore di detto modulo per riempimenti di zone estese.
3.4.2.3. Applicazioni di lastre e reti metalliche elettrosaldate.
Alle murature che presentano lesioni isolate oppure in corrispondenza di aperture o d'angolo possono applicarsi, preferibilmente su entrambe le facce delle pareti, lastre in cemento armato, collegate fra loro da armature trasversali di cucitura. In alternativa possono usarsi reti elettro-saldate posizionate su ambedue le facce di parete, cucite fra loro con tondini di acciaio, e ricoperte di intonaco cementizio. Le reti vanno risvoltate in corrispondenza degli spigoli verticali e fissate con chiodi alla muratura. In corrispondenza dei collegamenti agli elementi in calcestruzzo esistente dovranno essere utilizzate preferibilmente malte preconfezionate antiritiro.
3.4.2.4. Inserimento di pilastrìni.
Pilastrini in cemento armato o metallici saranno inseriti nella muratura disponendoli ad un adeguato interesse, e saldamente ammorsati a mezzo di staffe passanti o di zanche distribuite lungo la loro altezza, e collegati alle estremità, con le strutture resistenti.
3.4.2.5. Applicazione di tiranti.
Ove il sistema di collegamento non preveda un cordolo in cemento armato, devono predisporsi tiranti ancorati tramite piastre di dimensioni opportune o di chiavi che consentano una efficace cerchiatura dell'edificio. I tiranti possono essere realizzati con barre in acciaio tondo omogeneo o con trefoli in acciaio armonico e disposti sia orizzontalmente che verticalmente, estesi sempre su tutta la lunghezza della parete. Se i solai non assicurano un sufficiente grado di incatenamento delle pareti, rispetto ad azioni sismiche, si deve intervenire con tiranti ortogonali alle pareti e ancorati all'esterno delle medesime. In alternativa si potrà far funzionare i solai come incatenamenti, applicando a travi e travetti (sempre che questi posseggano una sufficiente resistenza) chiavi metalliche ancorate all'esterno della parete.
3.4.3. Archi e volte.
Gli archi e le volte interessati da gravi dissesti (ampie lesioni e macroscopiche alterazioni geometriche dell'intradosso) e se realizzati con muratura di non buona consistenza e fattura, devono essere eliminati. Ove lo richiedano esigenze funzionari o estetiche ed il ripristino di condizioni di equilibrio di insieme, potranno essere ricostruiti realizzando sistemi a spinta eliminata; qualora tali esigenze non sussistano, le strutture spingenti andranno sostituite con elementi strutturali non spingenti. Il rinforzo può invece essere conseguito costruendo in aderenza a quelli esistenti archi e volte in cemento armato. Gli archi e le volte devono essere muniti di cinture, chiavi e tiranti, posti convenientemente in tensione, ed atti ad assorbire integralmente le spinte loro imposte, a meno che le murature di sostegno abbiano spessori sufficienti a sopportare le spinte, anche sismiche.
3.4.4. Solai.
Qualora i solai siano avvallati e comunque deteriorati, sì da non possedere adeguata rigidezza nel proprio piano, essi devono essere sostituiti con solai in cemento armato ordinario o precompresso, ovvero in acciaio. Nel caso si impieghino travetti prefabbricati in cemento armato ordinario o precompresso, si deve disporre una apposita armatura di collegamento dei travetti alle strutture perimetrali in modo da costituire un efficace ancoraggio sia agli effettli della trasmissione del momento negativo, sia della forza di taglio. Qualora si usino i laterizi, questi dovranno essere a blocco unico fra i travetti ed essere efficacemente aderenti ad essi ed alla sovrastante soletta. Solo se richiesto da esigenze statiche dovranno sostituirsi i solai in legno. Qualsiasi intervento si effettui dovrà sempre provvedersi al consolidamento delle murature nelle zone adiacenti ai solai.
3.4.5. Scale.
Le scale in muratura a sbalzo, cioè quelle aventi gli scalini o la sottostruttura incastrati nei muri di gabbia da un lato e liberi dall'altro, devono essere di regola sostituite con scale in cemento armato o in acciaio. Possono tuttavia essere conservate soltanto se prive di lesioni e dopo averne verificata la efficienza a mezzo di prove dì carico. Quando necessità ambientali/architettoniche richiedano la conservazione di scale a sbalzo staticamente non sicure, potranno adottarsi rinforzi con strutture metalliche oppure cementizie.
3.4.6. Coperture.
I tetti devono essere resi non spingenti. Nelle riparazioni si avrà cura in particolare di assicurarsi della capacità di resistere alle azioni orizzontali da parte delle murature perimetrali ed interne che spiccano dall'ultimo solaio per sostenere il tetto e di realizzare un efficace collegamento fra le strutture del tetto e le murature suaccennate. Nel caso di tetti in legno si dovrà garantire anche una adeguata connessione fra i diversi elementi costituenti l'orditura. Gli elementi sporgenti dalle coperture (comignoli, abbaini, parapetti, torrini, antenne, ecc.) devono essere ben fissati alla base e, se necessario, controventati.



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